Dal 3 luglio l’Europa ci impone solo l’uso di plastica riutilizzabile escludendo quindi dal mercato posate, vaschette per alimenti ed altri articoli non biodegradabili. La direttiva europea n.904 approvata nel 2019 vieta le sup (single use plastic): quelli banditi sono oggetti usati per pochi minuti (si pensi a posate, cannuce, bicchieri, cotton fioc). Si tratta di oggetti in uso per pochi minuti, poi destinati invece a rimanere nell’ambiente per centinaia di anni.
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Lo scopo della direttiva era in particolare rivolto alla protezione del mare sul cui fondo finisce l’80 % dei rifiuti provenienti dalla terra. Da questa si deve quindi partire con interventi dissuasivi. Si tratta di una condizione di inquinamento che danneggia l’ambiente, il mare innanzitutto, ma anche il turismo, la pesca e la salute. L’indagine Beach Litter 2021 dimostra che l’84% dei rifiuti in spiaggia è costituito da materiale plastico; metà del quale è rappresentato da articoli sup: in ordine decrescente frammenti, mozziconi di sigarette ,tappi, cotton fioc, stoviglie. Purtroppo come si è detto in altre occasioni un po’ di coraggio in più sarebbe stato opportuno: avrebbe evitato di salvare una serie di prodotti ugualmente pericolosi, ugualmente inquinanti ma esclusi dal taglio. Bottiglie, contenitori alimentari, sacchetti di plastica, filtri per il tabacco ed assorbenti saranno regolamentati con il loro uso da nuove regole green. La direttiva ovviamente richiede l’approvazione dei singoli Stati che dovranno legiferare secondo il principio che chi più inquina più paga. Inoltre dovranno attivarsi meccanismi di raccolta delle confezioni usate e di riconsegna e ricarica che portino nel 2025 ad un recupero fissato al 90% per le bottiglie. Per quanto riguarda le sigarette sarà imputate all’industria del tabacco la pulitura delle spiagge dai mozziconi e per quanto riguarda gli assorbenti sulle loro confezioni i produttori dovranno spiegare quale pericolo rappresentino per l’ambiente. I produttori italiani con orgoglio dichiarano che dal 2013 nel nostro paese è partita una campagna contro i sacchetti di plastica che sono stati ridotti del 64 % in 6 anni. Un discorso a parte meritano le plastiche oxodegradabili, cioè plastiche alle quali viene aggiunto un addittivo che permette la loro frammentazione per effetto dell’azione della luce solare: un vantaggio in termini di velocità dei processi di biodegradazione, ma anche un pericolo ultetiore collegato alle microplastiche prodotte. Il dibattito ha concluso visto il rapporto costi/benefici per l’inserimento anche di queste plastiche nella direttiva. La direttiva è stata approvata dal nostro parlamento a larghissima maggioranza, ma oggi si rilevano segnali di ripensamento per i danni che la direttiva può indurre al comparto industriale di competenza: si ripropone il solito confronto alternativa fra economia da una parte ed ambiente e salute dall’altra che abbiamo vissuto anche con la pandemia.
Articolo N.12 del 03-08-2021 | a cura di Luigi Campanella
Prof. Luigi Campanella. Si laurea in Chimica e ottiene l’Abilitazione alla professione di Chimico nel 1961. Professore Incaricato Stabilizzato, prima di “Esercitazioni di Chimica Industriale II”, poi di “Esercitazioni di Analisi Chimica Applicata, presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” dal 1967 al 1980. Professore Ordinario di “Chimica Analitica” dall’a.a. 1980/81 all’a.a. 2002-2003 e di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali successivamente a tale data. Promotore e Direttore del Centro Interdipartimentale per le Scienze Applicate alla protezione dell’Ambiente e dei Beni Culturali. Attuale Coordinatore del Polo Museale de La Sapienza. È autore di oltre 500 lavori nei settori della Chimica Analitica, dell’Elettrochimica, della Chimica Ambientale, delle Biotecnologie Analitiche, della Chimica dei Beni Culturali.