Studiare le proteine verdi per migliorare la produzione di cibo e materia prima biologica

Gli organismi autotrofi rappresentano più dell’80% della massa vivente sul nostro Pianeta. Partendo da questo dato di fatto, la ricerca GrInSun, coordinata da Roberto Bassi, docente di Fisiologia vegetale nel dipartimento di Biotecnologie dell’università di Verona, finanziata con un Erc Advanced Grant da 2,5 milioni di euro, cerca il modo per sfruttare il potere di questa energia verde come fonte di cibo e di biocombustibili.

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Sembra facile, ma la luce solare, nonostante sia disponibile in abbondanza, ha caratteristiche che ne rendono problematico l’uso da parte degli esseri viventi. Trovare il meccanismo per sfruttare il potenziale energetico dei fotoni attraverso questi organismi capaci di elaborarli poterebbe notevoli vantaggi alla Sostenibilità.

La riserva di biodiversità genetica, evolutasi nel corso dei millenni per permettere alle piante e alle alghe di sopravvivere alle condizioni avverse e riprodursi, non è ancora stata sfruttata ma può essere esplorata per ingegnerizzare le colture sia per la produttività che per la sostenibilità ambientale. Per questo motivo il progetto GrinSun – Harvesting Light for Life. Green Proteins at the Interface between Sun Energy and Biosphere sta studiando il funzionamento delle proteine verdi che raccolgono l’energia del sole e la rendono utilizzabile.

Questo avverrà attraverso diverse strategie: per prima cosa verrà identificata la funzione di ciascuna delle proteine verdi in modo da poterle assortire geneticamente per realizzare piante coltivate più produttive e resistenti alle condizioni ambientali avverse. Oltre a essere più produttive, tali piante saranno anche in grado di abbassare la temperatura del Pianeta. Infatti, le nuove piante così prodotte saranno di colore verde chiaro. Una superficie più chiara del pianeta rifletterà in misura maggiore la luce del sole.

Le colture agrarie coprono circa il 30% delle terre emerse e assorbono una grande quantità energia luminosa che per il 95% viene dissipata in calore. Le piante verde chiaro emetteranno meno calore e abbasseranno la temperatura terrestre pur senza perdere in produttività” ha dichiarato il prof. Bassi.

Attraverso la comprensione genetica delle proteine verdi si potrà tradurre la loro logica di funzionamento e quindi saremo in grado di fabbricarne di nuove, con caratteristiche migliorate per riportare la Terra in equilibrio climatico. Cosa potrebbero portare le conclusioni del progetto GrInSun? Si potrà arrivare alla creazione di varietà di piante coltivate e di alghe unicellulari che si adattino a diverse condizioni di produzione in serra o all’aperto, a diverse latitudini e altitudini, con un rendimento superiore nella produzione di cibo e combustibili biologici. Oppure, le proteine verdi ingegnerizzate potranno essere utilizzate per la costruzione di pannelli solari ecologici, i cui materiali saranno completamente riciclabili.

 

Articolo N.73 del 26-05-2022 | a cura di Luigi Campanella


Prof. Luigi Campanella. Si laurea in Chimica e ottiene l’Abilitazione alla professione di Chimico nel 1961. Professore Incaricato Stabilizzato, prima di “Esercitazioni di Chimica Industriale II”, poi di “Esercitazioni di Analisi Chimica Applicata, presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” dal 1967 al 1980. Professore Ordinario di “Chimica Analitica” dall’a.a. 1980/81 all’a.a. 2002-2003 e di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali successivamente a tale data. Promotore e Direttore del Centro Interdipartimentale per le Scienze Applicate alla protezione dell’Ambiente e dei Beni Culturali. Attuale Coordinatore del Polo Museale de La Sapienza. È autore di oltre 500 lavori nei settori della Chimica Analitica, dell’Elettrochimica, della Chimica Ambientale, delle Biotecnologie Analitiche, della Chimica dei Beni Culturali.