Quando si parla di biolplastica spesso si dimenticano o non si conoscono affatto alcune particolarità di questo materiale. Ci si riferisce ad un prodotto che è alternativo alla plastica tradizionale con un basso impatto ambientale ed elevate prestazioni, derivato da prodotti naturali, facilmente riciclabile, biodegradabile.
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Si dimentica spesso però di ricordare una seconda essenziale caratteristica, la compostabilità. Se con biodegradabile si intende che un oggetto ha la capacità di essere convertito in acqua, anidride carbonica e sali minerali sotto l’azione di agenti biologici come piante e batteri, non si può pensare che questo autorizzi a disperderlo nell’ambiente. La compostabilità fa riferimento alla possibilità di utilizzare questo prodotto al suo fine vita come fertilizzante, tanto da giustificarne ed imporne lo smaltimento in raccolta differenziata non nel contenitore della plastica, ma in quello dell’umido, insieme a bucce di frutta e fondi di caffè. Queste due proprietà, entrambe necessarie per caratterizzare una bioplastica sono ormai proprie di sacchetti, imballaggi,
Articolo N.30 del 22-10-2021 | a cura di Luigi Campanella
Prof. Luigi Campanella. Si laurea in Chimica e ottiene l’Abilitazione alla professione di Chimico nel 1961. Professore Incaricato Stabilizzato, prima di “Esercitazioni di Chimica Industriale II”, poi di “Esercitazioni di Analisi Chimica Applicata, presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” dal 1967 al 1980. Professore Ordinario di “Chimica Analitica” dall’a.a. 1980/81 all’a.a. 2002-2003 e di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali successivamente a tale data. Promotore e Direttore del Centro Interdipartimentale per le Scienze Applicate alla protezione dell’Ambiente e dei Beni Culturali. Attuale Coordinatore del Polo Museale de La Sapienza. È autore di oltre 500 lavori nei settori della Chimica Analitica, dell’Elettrochimica, della Chimica Ambientale, delle Biotecnologie Analitiche, della Chimica dei Beni Culturali.