Se la domanda è “vale ancora la pena investire nel Green” la risposta non può che essere “certamente”.
Tuttavia, la transizione green porta con sé – oltre agli indubbi vantaggi – anche alcune insidie legate ai costi di questa trasformazione.
Oltre ai costi ci sono ancora incertezze normative e problematiche burocratiche che possono frenare le imprese nella realizzazione dei progetti di trasformazione e, di conseguenza, rendere meno attrattivi gli investimenti.
Tuttavia, come testimonia il primo report di Cleantech for Italy, realizzato insieme a Mito Technology, che analizza lo stato degli investimenti nel settore cleantech in Italia, si sta vivendo una fase di notevole espansione, sostenuta da un volume crescente di investimenti e finanziamenti che ne testimoniano l’importanza strategica.
Nel dettagli, lo scorso anno i finanziamenti cleantech in Italia – tra equity, debito e sovvenzioni – hanno raggiunto la cifra record di 322,3 milioni di euro, con un significativo aumento rispetto al 2022 (+68,6%).
Si è registrato inoltre un notevole incremento dei round di finanziamento post-seed, nella fascia di 5-20 milioni di euro. Tendenza che ha determinato un aumento sia della dimensione media delle operazioni (2,7 milioni di euro nel 2023 rispetto a 1,9 milioni di euro nel 2022) sia della dimensione mediana delle operazioni (0,8 milioni di euro nel 2023 rispetto a 0,4 milioni di euro nel 2022).
Il settore energetico è quello che ha ricevuto più finanziamenti nel 2023, con il 37,9% del valore totale delle operazioni, seguito dall’agrifood con il 20%. Nota negativa è che l’Italia è significativamente in ritardo rispetto ai Paesi europei negli investimenti in venture capital cleantech: solamente 3,8 milioni di euro investiti pro capite (rispetto ai 43,2 milioni di euro della Francia e ai 38,8 milioni di euro della Germania).
Articolo N.127 del 25-06-2024 | a cura di Luigi Campanella
Prof. Luigi Campanella. Si laurea in Chimica e ottiene l’Abilitazione alla professione di Chimico nel 1961. Professore Incaricato Stabilizzato, prima di “Esercitazioni di Chimica Industriale II”, poi di “Esercitazioni di Analisi Chimica Applicata, presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” dal 1967 al 1980. Professore Ordinario di “Chimica Analitica” dall’a.a. 1980/81 all’a.a. 2002-2003 e di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali successivamente a tale data. Promotore e Direttore del Centro Interdipartimentale per le Scienze Applicate alla protezione dell’Ambiente e dei Beni Culturali. Attuale Coordinatore del Polo Museale de La Sapienza. È autore di oltre 500 lavori nei settori della Chimica Analitica, dell’Elettrochimica, della Chimica Ambientale, delle Biotecnologie Analitiche, della Chimica dei Beni Culturali.