Rimane inoltre di grande interesse, anche se non centrato sul tema della fitoiatria in senso stretto, la possibilità di usare molecole vegetali nella difesa delle colture, non solo come principi attivi, ma anche come coadiuvanti o disperdenti. In quest’ottica la coltivazione di piante il cui olio può essere utilizzato in sostituzione degli oli di origine minerale nella produzione di co-formulanti per gli agrofarmaci (sia di origine sintetica che naturale), è un’opzione che potrebbe richiedere elevati quantitativi di prodotti, con delle evidenti ricadute su diversi segmenti del comparto agricolo.
Il contesto normativo ed i dossier registrativi di questa filiera sono particolarmente complessi, in quanto il legislatore è molto attento ai rischi correlati all’immissione sul mercato di fitofarmaci di sintesi potenzialmente tossici per l’ambiente e per l’uomo. Lo dimostra l’imposizione di restrizioni e controlli per l’uso di numerosi fitofarmaci fino a prevederne l’eliminazione (come nel caso del Bromuro di Metile la cui abolizione è prevista all’interno del Protocollo di Kyoto), la proposta comunitaria cosiddetta Reach (in fase di approvazione dalla Commissione recentemente insediatasi) che riguarda la valutazione delle caratteristiche ambientali e tossicologiche dei prodotti chimici di sintesi e di origine fossile, l’obbligo di redigere onerosi dossier registrativi per la loro commercializzazione di molecole biocide ed i limiti di residui a cui devono attenersi i prodotti agroalimentari.
Nei prossimi anni, l’Unione europea prevede di regolamentare anche i metodi di utilizzo degli agrofarmaci come ad esempio la certificazione delle attrezzature o lo smaltimento dei contenitori di fitofarmaci dopo l’uso. Già ad oggi, comunque, qualsiasi prodotto fitoiatrico immesso sul mercato deve essere registrato; questo comporta che, tra la scoperta di una nuova molecola di sintesi e la sua commercializzazione, intercorrono molti anni, necessari alla preparazione dei dossier registrativi generalmente molto costosi.
Pare incomprensibile che anche per i prodotti di origine naturale si prevedano dossier analoghi a quelli dei prodotti di sintesi, non tenendo quindi in alcuna considerazione la maggiore ecocompatibilità intrinseca nell’uso di prodotti naturali, soprattutto nel caso in cui si tratti di vegetali significativamente presenti nella nostra dieta quali ad esempio l’aglio o le Brassicaceae.
A livello europeo, viceversa, per le molecole naturali è proposto un approccio a “step”: se un primo gruppo di studi non evidenzia impatti significativi, è possibile ottenere subito la registrazione, altrimenti vengono richiesti studi più approfonditi e così via. La Commissione europea (DG V) sta studiando la revisione della lista 4 (che comprende le sostanze di origine vegetale) al fine di prevedere per queste molecole una registrazione semplificata anche se il nodo di difficile interpretazione è la definizione delle unità di prodotto che dovranno essere considerate per le prove di registrazione, non risultando applicabili le indicazioni valide per le molecole di sintesi.
In Italia il DPR 290/2000, stabilì che le sostanze di origine naturale potevano essere immesse sul mercato senza registrazione, determinando una deregulation del settore che secondo alcuni operatori ha demotivato le società produttrici dalla ricerca di nuovi prodotti di origine naturale, in quanto non difendibili a livello di registrazione, determinando complessivamente una sorta di squalifica del prodotto agrofarmaceutico a base vegetale. Questa legge è stata successivamente bocciata dalla Commissione europea ed abrogata in Italia con una normativa approvata in chiusura legislazione, ricreando quindi la situazione ante DPR.
Rimane al vaglio del MiPAF la possibilità di stilare ed aggiornare (e quindi supervisionare) una lista di sostanze denominate corroboranti (e non fitofarmaci) di origine naturale per le quali non è necessaria la registrazione. Tale lista dovrebbe comprendere ad esempio sostanze come la propoli o la polvere di roccia, ma nello stesso tempo escludere composti più chiaramente biocidi come il rotenone o l’azadiractina.