Leggiamo sulla stampa con una certa sorpresa il comunicato stampa della azienda ALIA che le bioplastiche, a dispetto delle norme, più che una risorsa sarebbero una danno per l’ambiente.
Ci permettiamo di contestare questa affermazione che somiglia ad una sentenza, priva di fondamento sia tecnico che giuridico, specificando quando segue:
1) se le bioplastiche e i prodotti da loro realizzati sono stati certificati compostabili da laboratori indipendenti ma riconosciuti nel sistema Accredia, Ente unico nazionale di accreditamento designato dal governo italiano, nel rispetto della EN 13432, norma armonizzata del Comitato europeo di normazione in vigore, che relativa alle caratteristiche che un materiale deve possedere per potersi definire biodegradabile o compostabile e, se, gli impianti di raccolta Alia non sono in grado di trattarli, probabilmente è l’impianto che, come d’altra parte Alia ammette, non è stato adeguato in tempo per la risposta tecnologica e di mercato delle bioplastiche, che rappresentano l’alternativa alle plastiche di origine petrolifera,
2) Sarebbe interessante sapere da quale ricerca o dato scientifico o certificazione, la stampa abbia tratto la conseguenza che, poiché Alia non è in grado di smaltire la bioplastica, questo voglia automaticamente dire che essa è dannosa per l’ambiente.
Anche perché, l’impronta ambientale non si misura solo sul fine vita di un prodotto ma – secondo i principi della economia circolare – partendo dagli impatti dell’approvvigionamento della materia prima nel Pianeta – sia esso petrolio che risorse agricole o forestali – attraverso tutti i processi intermedi di lavorazione fino allo smaltimento dei prodotti ottenuti.
3) Anche l’affermazione che ad oggi non ci siano impianti per trattare la bioplastica, pare forzata. Alia non è l’unica azienda di raccolta di rifiuti presente sul territorio italiano, dove altre hanno già superato l’ostacolo, ma le va dato atto della volontà di affrontare razionalmente il problema convocando l’apertura di un tavolo tecnico, dimostrando la consapevolezza dello sviluppo delle bioplastiche come alternative – e non sempre sostitutive delle plastiche di origine petrolifera – per adeguare la tecnologia verso il loro corretto smaltimento.
4) Ricordiamo infine che, in collaborazione con Legambiente Nazionale, Chimica Verde Bionet ha redatto un “Vademecum per una strategia Plastic Free” scaricabile dal sito https://www.chimicaverde.it/plastic-free/
Le bioplastiche sono frutto della natura combinata con l’ingegno umano e quindi adattabile, modificabile, migliorabile incrementando nel dialogo e nell’esperienza qualità e sostenibilità: proprio per questo che Alia, le autorità pubbliche, le associazioni di categoria, le imprese e le associazione ambientaliste ci auguriamo che presto, siederanno ad un tavolo di lavoro comune, circolare appunto.
Chimica Verde Bionet
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CS_CVB 30-08-2019
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