Introduzione ai Coloranti Naturali
Estratto da Relazione introduttiva del Progetto Activa promosso e cofinanziato da ARSIA Toscana e coordinato da Legambiente. A cura di. Luciana Angelini DAGA – Università di Pisa
I coloranti naturali, di origine vegetale o animale, sono stati impiegati per millenni nel settore tessile, cosmetico, alimentare e in quello artistico (dai dipinti su tela e tavola ai tessuti e arazzi, alla miniatura). La maggior parte di essi sono stati soppiantati verso la fine del XIX secolo con l’avvento di quelli sintetici, caratterizzati da una maggiore uniformità e costi più contenuti.
Recentemente nei Paesi industrializzati si sta assistendo ad un crescente interesse verso i prodotti di origine naturale, e tra questi i coloranti vegetali, percepiti come più salubri e più rispondenti alle esigenze di un consumatore maggiormente attento alla qualità della vita e alla tutela dell’ambiente. Le caratteristiche di maggiore biodegradabilità e compatibilità ambientale che caratterizzano i coloranti di origine naturale sta aprendo nuove opportunità di impiego in diversi settori industriali che tradizionalmente si rivolgono a mate-rie prime provenienti da sintesi chimica.
I coloranti di origine naturale potrebbero in parte sostituire i coloranti chimici utilizzati nel settore tessile, ricavati perlopiù da sottoprodotti del petrolio, come l’anilina e altri derivati aromatici, andando ad interessare una particolare fascia di mercato indirizzata a un consumatore attento non solo alla qualità del prodotto finito, ma anche alle caratteristiche di salubrità delle materie prime utilizzate, dalla fibra ai prodotti di finissaggio quali mordenti, coloranti e sbiancanti.
L’impiego dei coloranti nei diversi settori produttivi, è oggi disciplinato da normative ben precise che indicano le sostanze consentite. Tali disposizioni di legge sono dettate dalla necessità di proteggere il consumatore da sostanze non controllate dal punto di vista dell’innocuità. La legislazione attuale si basa su alcune direttive dell’Unione Europea, recepite in Italia senza particolari modifiche, tuttavia la normativa comunitaria sui coloranti è in continua evoluzione soprattutto per quanto riguarda la non tossicità e l’innocuità nei diversi settori d’impiego.
Nel tessile, l’uso di tecnologie e di prodotti chimici non ottimizzati dal punto di vista ambientale nei processi di trasformazione e nobilitazione, determina un sensibile impatto sia sull’ambiente e sulla salute dei la-voratori. A questo proposito la Direttiva 2002/61 CE ha posto delle restrizioni in materia di immissione sul mercato e d’ uso di alcune sostanze e preparati pericolosi, tra cui i coloranti azoici che possono rilasciare una o più ammine aromatiche potenzialmente cancerogene in concentrazione superiore a 30 ppm negli articoli finiti o nelle parti colorate degli stessi. Pertanto, al fine di tutelare la salute e la sicurezza dei consumatori, tali coloranti non devono essere usati in articoli tessili e in cuoio che potrebbero entrare in contatto diretto e prolungato con la pelle o la cavità orale umana. Inoltre, le crescenti segnalazioni di Dermatiti Allergiche da Contatto (DAC) da indumenti hanno reso ancora più sentito questo problema da parte del consumatore e dell’industria che tradizionalmente utilizza coloranti di sintesi. In Italia infatti, sulla base di un’indagine con-dotta su oltre 40.000 casi, si stima che le DAC da indumenti alla metà degli anni ’90 rappresentassero circa il 10% delle DAC extraprofessionali.