Quasi tutti i tipi di plastiche convenzionali sono sostituibili da BP, tuttavia a causa del prezzo maggiore sarebbe opportuno sviluppare in particolare quei settori in cui la biodegradabilità sia in grado di conferire un valore aggiunto al prodotto. Emblematico l’esempio dei teli per pacciamatura in Mater-Bi® dove l’agricoltore, anziché sostenere il costo di rimozione del telo ed il successivo costo di smaltimento dopo il suo uso (considerato rifiuto pericoloso a causa della presenza di residui di fertilizzanti e fitofarmaci), può interrarli con una semplice fresatura, beneficiando tra l’altro dell’azione fertilizzante in seguito alla naturale decomposizione del BP. In generale, quindi, lo sviluppo dei BP sembra particolarmente interessante soprattutto nello sviluppo di piccole aziende che utilizzano le bioplastiche come materie prime per produrre e distribuire manufatti per varie applicazioni.
Il consumo di plastica pro-capite si attesta sui 10 kg l’anno, con la previsione di raggiungere i 100 kg entro fine secolo. Rispetto al mercato delle plastiche derivate da petrolio, che nel 2003 in Europa superava i 40 milioni di tonnellate annue (con un tasso di crescita del 4-5%), i BP avevano un mercato di sole 35-40.000 t/anno, incentrato principalmente sul consumo di imballaggi. Per questo le potenzialità di crescita del settore sono quindi molto elevate (nel 2001 il consumo era stato di sole 25.000 t): la previsione è che in Europa saranno utilizzate fino ad 1 milione di t nel 2010 e fino a 5 milioni nel 2020.
Le potenziali ricadute sul mondo agricolo (anche in riferimento al territorio toscano) sono pertanto di assoluto interesse. Infatti, se nel mondo la capacità produttiva dei BP nel 2002 era già di 250-300.000 t/anno, di queste circa il 90% erano costituite da BP derivati da materie prime rinnovabili derivate dall’agricoltura.
Ad oggi praticamente non esistono ancora colture dedicate alla produzione di BP, nonostante la filiera sia già presente sul mercato nazionale ed internazionale, così la materia prima viene reperita in base al prezzo più basso e non sulla base di pluriennali accordi di filiera agro-industriale (sebbene si stiano sviluppando interessanti esperienze anche in Italia in questa direzione).
In definitiva la concorrenza a livello di prezzi con il mercato delle plastiche, settore già ampiamente collaudato ed affermato, dove il costo degli impianti è già stato ammortizzato e che opera ad un livello di economia di scala, risulta molto difficile. Quantomeno senza poter beneficiare, almeno in questa prima fase di sviluppo, di forme di sostegno da parte dell’amministrazione pubblica, giustificate ampiamente dall’internalizzazione dei costi ambientali: come dimostrano diversi studi del ciclo di vita dei prodotti (LCA), l’utilizzo di BP determina notevoli benefici ambientali, sia in termini di energia consumata che in termini di risparmio di CO2.