Il rapporto tra agricoltura e industria non è sempre stato idilliaco. Così il timore degli agricoltori è che l’industria richieda loro la materia prima senza preoccuparsi che risulti sufficientemente remunerativa o con richieste fluttuanti nel tempo. D’altro canto gli industriali temono che nonostante i loro sforzi verso la sperimentazione di questi prodotti l’agricoltura non segua le loro esigenze o, peggio, che in seguito a eventi siccitosi o altro la materia prima non sia sempre disponibile nelle quantità richieste, e ad un prezzo troppo elevato o comunque variabile nelle annate. Sarebbe pertanto quanto mai opportuno prevedere un “patto per lo sviluppo” e fissare dei prezzi stabili sulla base delle mutue esigenze. D’altronde gli agricoltori, ora che con la nuova normativa PAC ricevono un contributo uguale per tutte le colture, se potessero avere garantito un prezzo stabile e remunerativo potrebbero meglio pianificare la loro attività e si verrebbe così a formare un plafond di costanza di conferimento, che risulterebbe fondamentale anche per il mondo dell’industria.
Anche il rapporto tra l’industria e i consumatori è molto delicato, condizionato da un crescente sentimento di sfiducia e ancora non sufficientemente in grado di rispondere ad una crescente richiesta di prodotti maggiormente rispettosi dell’ambiente.
In questo senso sarebbe importante che ogni tassello della filiera (che nel campo dei biolubrificanti è particolarmente lunga) crescesse contemporaneamente, ottimizzandosi passo dopo passo.
Tutta la filiera faticosamente costruita potrebbe svanire nel momento in cui l’industria decidesse di approvvigionarsi dell’olio vegetale sul mercato internazionale al prezzo più competitivo, aumentando le esternalità dovute ai costi di trasporto e soprattutto vanificando e disperdendo le citate ricadute nel settore agricolo, esponendosi così ai rischi della competizione con i paesi in via di sviluppo. Sembra perciò preferibile occupare una nicchia di mercato, difficilmente imitabile, frutto della proficua collaborazione di tutta la filiera e che pare l’unica in grado di garantire la massima qualità delle materie prime in gioco.
Un ulteriore limite allo sviluppo è considerare le tematiche ambientali come un vincolo e ritenere che il consumatore non avverta l’esigenza di questa sostituzione, quando la mancata richiesta di ecocompatibilità è spesso dovuta al fatto che il mercato non conosce bene ciò che usa. E’ auspicabile invece comunicare con chiarezza gli sforzi fatti per il miglioramento della qualità del prodotto, delle condizioni igienico-sanitarie degli operatori, delle garanzie di salubrità per i consumatori e per l’ambiente. E proporsi verso le istituzioni e la società per un premio che valorizzi sia in fase produttiva che applicativa l’uso di prodotti a base vegetale in alternativa ai prodotti di origine fossile o sintetica.