Dinnanzi alle piogge torrenziali di questi giorni ed alla siccità generale denunciata dai nostri agricoltori con i pericoli di incendi e di colture definitivamente spente un pensiero viene spontaneo: perché non si può utilizzare l’acqua che viene dal cielo per sopperire alle carenze di questa preziosa risorsa? Quanto più una risorsa è preziosa tanto più se ne rende fondamentale un uso sostenibile e sociale.
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Quando si affronta questo problema si finisce per parlare di risparmio, di uso intelligente dell’acqua, di sistemi di distribuzione collaborando con conseguenti perdite, di riciclo ,ma difficilmente si sente parlare di raccolta dell’acqua piovana e del suo successivo impiego. Il lago artificiale usato per immagazzinare una certa quantità d’acqua è creato, di solito, attraverso la costruzione di una diga che sbarra un corso d’acqua. Quando l’invaso è localizzato in zone montuose, l’acqua è contenuta dai lati della valle, mentre la diga è posizionata di solito nel punto più basso e più stretto sí da minimizzare il costo di costruzione. In zone collinari gli invasi sono a volte ricavati aumentando la capacità di laghi naturali già presenti. Gli invasi possono essere ricavati anche a lato ovvero all’interno di fiumi, in zone pianeggianti; in questo caso una parte del volume è ottenuta per escavazione e l’altra attraverso la costruzione di argini. Gli invasi possono essere realizzati per differenti scopi, quali ad esempio: idroelettrico, irriguo, di produzione di acqua potabile, di controllo delle piene (le cosiddette casse di espansione). In un invaso a scopo idroelettrico l’acqua contenuta viene convogliata attraverso un sistema di tubazioni in alcune turbine. Il sistema idroelettrico è stato alla base della nostra industrializzazione tanto da rappresentare il 90% dell’elettricità nel periodo di boom economico. Oggi vale molto di meno, circa il 20%, per motivi diversi: invecchiamento degli impianti, nuove forme di energia, incertezze normative. In corrispondenza di una caduta dei grandi invasi, a partire da ENEL, c’è invece una crescita dei piccoli basati su corsi di fiumi e torrenti che forse meritano una maggiore attenzione e per i quali è auspicabile un sostegno nell’ambito de PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
Articolo N.14 del 23-08-2021 | a cura di Luigi Campanella
Prof. Luigi Campanella. Si laurea in Chimica e ottiene l’Abilitazione alla professione di Chimico nel 1961. Professore Incaricato Stabilizzato, prima di “Esercitazioni di Chimica Industriale II”, poi di “Esercitazioni di Analisi Chimica Applicata, presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” dal 1967 al 1980. Professore Ordinario di “Chimica Analitica” dall’a.a. 1980/81 all’a.a. 2002-2003 e di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali successivamente a tale data. Promotore e Direttore del Centro Interdipartimentale per le Scienze Applicate alla protezione dell’Ambiente e dei Beni Culturali. Attuale Coordinatore del Polo Museale de La Sapienza. È autore di oltre 500 lavori nei settori della Chimica Analitica, dell’Elettrochimica, della Chimica Ambientale, delle Biotecnologie Analitiche, della Chimica dei Beni Culturali.