Il coronavirus ha di certo cambiato la nostra vita e la sua organizzazione. Fabbriche temporaneamente chiuse, voli ridotti al minimo, costruzioni a rilento e molto altro ancora: il risultato è stato un declino nelle emissioni che nel mese di aprile in una ventina di giorni ha permesso di risparmiare una quantità di anidride carbonica pari a quella che lo stato di New York immette nell’atmosfera nel corso di un intero anno.
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Quando avremo superato completamente la pandemia tutto tornerà come prima o sapremo fare tesoro dei migliormenti involontariamente perseguiti cercando di mantenerli? La terra, intesa ora come il suolo, ci insegna nella sua circolarità fra le stagioni come il susseguirsi del tempo può essere anche una crescita continua se si è capaci di mettere a frutto il passato. Le coltivazioni su un suolo si devono succedere secondo logiche che garantiscono l’arricchimento della terra dando al concetto di circolarità, comunemente applicato all’economia, un valore più generale. In tutto il mondo si intrecciano continuamente riflessioni nell’emergenza attuale sui valori e sul patrimonio di cui non siamo proprietari ma fortunati fruitori.
Il coronavirus ha messo in ginocchio la salute di molti, anche l’ambiente può essere minacciato. La medicina giustamente guarda all’uomo ed a come proteggerlo: mi chiedo se l’ambiente trova corrispondenti valide difese al pari di quelle che virologi, infettivologi, epidemiologi, microbiologi stanno offrendo ai nostri organismi. Il virus attraverso sistemi fognari inadeguati potrebbe dai rifiuti industriali passare alle acque reflue e da quelle superficiali nel terreno: lo studio della dinamica e cinetica di questo processo in relazione alla stabilità del virus nelle diverse condizioni dovrebbe essere perseguito in una visione globalmente open della ricerca in cui la condivisione delle conoscenze diviene la base di una crescita complessiva.
Una importante lezione del virus: condividere le conoscenze. La giornata della terra di quest’anno è anche l’occasione per lanciare una sfida, la Earth Challenge 2020, la più grande campagna scientifica per cittadini. L’iniziativa integra i progetti di citizen science già esistenti e dà la possibilità di crearne di nuovi. Utilizzando la tecnologia mobile ed i dati scientifici, open Earth Challenge 2020 consente alle persone di tutto il mondo di monitorare e mitigare le minacce alla salute dell’ambiente nelle rispettive comunità grazie alla app Earth Challenge 2020 che è possibile scaricare dal 1 aprile dagli app store Android o Apple . Il data base risultante dalle osservazioni dei cittadini verrà visualizzato su una mappa pubblica e reso open per i ricercatori di tutto il mondo.
Articolo N.10 del 12-07-2021 | a cura di Luigi Campanella
Prof. Luigi Campanella. Si laurea in Chimica e ottiene l’Abilitazione alla professione di Chimico nel 1961. Professore Incaricato Stabilizzato, prima di “Esercitazioni di Chimica Industriale II”, poi di “Esercitazioni di Analisi Chimica Applicata, presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” dal 1967 al 1980. Professore Ordinario di “Chimica Analitica” dall’a.a. 1980/81 all’a.a. 2002-2003 e di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali successivamente a tale data. Promotore e Direttore del Centro Interdipartimentale per le Scienze Applicate alla protezione dell’Ambiente e dei Beni Culturali. Attuale Coordinatore del Polo Museale de La Sapienza. È autore di oltre 500 lavori nei settori della Chimica Analitica, dell’Elettrochimica, della Chimica Ambientale, delle Biotecnologie Analitiche, della Chimica dei Beni Culturali.